Come funziona l’esame di Maturità in Italia?

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Roberta Pubblicato il 17 Maggio, 2024

4 minuti di lettura | 139 Visite

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L’esame di maturità in Italia è decisamente un incubo per intere generazioni e non di rado anche in età adulta capiti di sognare spesso di rivivere quei momenti cruciali. Ma chi e perché ha inventato l’esame di maturità? E da quanti anni si sostiene questa prova?

Il primo esame di maturità in Italia

Il famigerato esame di Maturità ha compiuto 100 anni nel 2023: la sua introduzione si deve al filosofo Giovanni Gentile, che nel 1923, quando era Ministro dell’Istruzione del Regime Fascista, introdusse questa prova a termine degli studi liceali, che si componeva di ben quattro prove scritte ed un esame orale di tutte le materie.

La difficoltà, oltre alla mole di lavoro, era data dal fatto che non esistevano programmi di studio ma solo programmi d’esame e gli insegnanti quindi, nel triennio del classico e nel quadriennio di liceo scientifico, preparavano gli alunni su quanto loro spiegavano. Il tutto era reso più difficile dal fatto che la commissione esaminatrice era composta esclusivamente da docenti esterni, per lo più docenti universitari, esclusivamente fuorisede ed era presieduta formalmente dal ministro. Non c’era un voto unico come adesso, ma tanti voti per tante materie, e se in un alcune materie non si superava la prova, c’era anche la sessione di esami di riparazione.

Anche se non si hanno dati per la percentuale di diplomati del primo anno, si sa che per l’anno scolastico 1924/1925 la percentuale dei bocciati fu altissima: furono promossi infatti poco meno del 60% (59,5 %) dei maturandi del liceo classico e poco meno del 55 %(54,9%) dei maturandi del liceo scientifico. Questo portò ad un notevole scontento nell’opinione pubblica e nei gerarchi, tanto che negli anni successivi, già col ministro Pietro Fedele nell’anno scolastico 1925/1926 l’esame fu alleggerito.

Com’è cambiato l’esame di maturità in Italia dal 1937 al 1998

Nel 1937, il ministro dell’Istruzione Bottai, introduce la commissione interna, lasciando come esterni il presidente ed il vice presidente, intervenendo sui programmi scolastici oggetto degli ultimi tre anni. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, gli esami divengono un semplice scrutinio di fine anno.

Nel 1951 viene ripristinata la maturità Gentile, con quattro scritti ed un orale, ma la commissione diventa mista, con membri esterni ed interni, allargati a tutti gli indirizzi di studio. Si delinea un programma d’esame ove occorre conoscere i punti salienti di tutto quello che è stato studiato nell’ultimo anno.

Nel 1969, il ministro Sullo introduce l’esame di maturità rimasto in vigore fino al 1999: l’esame consta di due compiti scritti e di due materie da portare all’esame orale, di cui una a scelta del maturando, e la commissione è quasi tutta esterna (vi è un solo membro interno). Compare la valutazione in sessantesimi, dove il minimo richiesto è 36/60 ed il massimo è 60/60 per ottenere il diploma.

L’esame non si fa: sogno di ogni maturando

Quanti di voi sognano di presentarsi il giorno degli scritti ed essere rimandati a casa perché la prova non si può fare? E’ quello che è successo ai diplomandi del 1976, quando il giorno precedente alla prima prova di italiano, il 30 giugno 1976, da un istituto pavese c’è una fuga di notizie relative alle tracce che sarebbero uscite. Furono prontamente avvertiti il ministro Malfatti e l’allora presidente del consiglio Moro, che decidono di rimandare la prova e prendere qualche giorno per formulare nuove tracce.

Così i maturandi furono rimandati a casa il 1 luglio e iniziarono dapprima con la seconda prova il giorno dopo, mentre la prima prova fu posticipata al 5 luglio. Da quell’anno in poi, per evitare altri incidenti, fu incaricata la polizia di stato di occuparsi della sicurezza delle tracce, che consegnava i plichi sigillati pochi minuti prima che iniziasse la prova, incarico che ha mantenuto fino al 2012.

Com’è cambiato l’esame di maturità in Italia dal 1999 ad oggi

Nel 1999, il ministro Berlinguer introduce il credito scolastico, ossia il determinare una parte del voto finale dalla media scolastica degli ultimi tre anni, e quattro tipologie di tracce nella prova di Italiano: tema storico, saggio breve, analisi del testo e tema di ordine generale. E’ introdotto anche il “quizzone”, la terza prova scritta composta da domande aperte sui programmi di tutte le materie dell’ultimo anno. L’orale prevede la presentazione di una tesina multidisciplinare e riguarda le materie oggetto di studio dell’ultimo anno. La commissione diventa mista, con quattro membri (di cui uno è il presidente) esterni e tre interni.

Cambia inoltre la valutazione, da sessantesimi a centesimi, dove 60 è il minimo e 100 è il massimo, con un massimo di 15 punti per ciascuno dei 3 scritti, 35 punti per l’orale e 20 punti al massimo per i crediti.

Fra il 2002 ed il 2006 sono attuati ulteriori aggiusti: il ministro Letizia Moratti cambia ancora le commissioni, con il solo presidente esterno, il numero di crediti attribuibili (che sono aumentati da 20 a 25) e si introduce sia il giudizio di ammissione sia la lode per gli studenti meritevoli.

Nel 2012 spariscono i plichi scortati dalla polizia e le tracce, per volere del ministro Profumo, sono da allora inviate per via telematica alle commissioni che le aprono la mattina della prova con un sistema criptato a chiave doppia.

Nel 2017 il ministro Valeria Fedeli lascia la valutazione in centesimi, ma cancella la terza prova e la tesina all’orale, aumenta il credito scolastico da 25 a 40 punti e modifica i criteri di ammissione, che prevede in ogni materia la sufficienza. Si allargano i requisiti di ammissione, che prevedono i PCTO (ex alternanza scuola lavoro) e il superamento delle prove Invalsi. I due scritti divengono la prova di italiano, che si allarga anche a tracce argomentative, scientifiche-tecnologiche, di saggistica, storiche e testuali, fino ad arrivare alle sette possibili tracce proposte nel 2023, mentre la seconda prova diventa multidisciplinare e riguarda una o due materie di indirizzo. All’orale infine si da spazio anche a riflessioni su Cittadinanza e Costituzione e alle conoscenze apprese nel percorso di PCTO.

Al 2024 quindi è così che si discuterà la prova di maturità ed il voto scaturirà dalla somma dei crediti scolastici (massimo quaranta) delle due prove scritte (massimo venti punti ciascuna) e del colloquio orale (massimo 20 punti).

Maturità 2020-2023: i casi eccezionali della pandemia e dell’alluvione in Emilia Romagna

Ci sono state però delle deroghe alla formula tradizionale della maturità, che hanno tenuto conto di eventi speciali e calamità naturali.

La pandemia del Covid-19 e la conseguente emergenza sanitaria, ha modificato dal 2020 al 2022 l’esame di maturità, abolendo le prove scritte e lasciando il posto ad un maxi orale giudicato da una commissione di tutti membri esterni, tranne il presidente, valido fino a 40 punti dando così un peso maggiore, fino ad un massimo di 60 punti, dal percorso del triennio e dai crediti scolastici.

L’ultima in ordine di tempo risale al 2023 e ha riguardato i soli comuni alluvionati dell’Emilia Romagna, dove il ministro dell’Istruzione ha emanato per loro un ordinanza che ha eliminato per i maturandi 2023 quei comuni non solo l’obbligo delle prove invalsi e della frequenza minima richiesta dei duecento giorni di scuola, ma anche le prove scritte, facendo discutere loro per ovvi motivi di agibilità la sola prova orale, che ha determinato il voto dei ragazzi.

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